Ricordando Enrico userò termini, aggettivi spesso abusati dalla retorica: non ho voluto ricorrere al Dizionario dei Sinonimi, giudicate voi che avete conosciuto il nostro amico se avrò fatto un uso improprio di parole. Enrico è stato per me un fratello: retorica? No: quando siamo rientrati dal Burkina Fasò ( provati anche dall’aver ascoltato, barricati nel nostro albergo a qualche centinaio di metri, gli spari della strage dei “bianchi” a Ouagadougou ) data l’impossibilità di mia figlia di venire all’aeroporto ho chiamato Enrico che, come un fratello, senza esitazioni con Franca è venuto a Linate a darci il Bentornati.
Enrico è stata una bella persona: curioso e amante e intenditore del bello- pittura, musica, buone letture, cinema - ma su tutto colpiva, affascinava il suo approccio sorridente all’umanità. Enrico era una persona BUONA; un buono, non un “bonaccione”, non un superficiale che si fa scivolare addosso i drammi, le tensioni, i problemi della sociètà, tutt’altro. Io ho avuto la fortuna di conoscere due persone in grado di sostenere e difendere le proprie ragioni senza mai trascendere: una è stata mio padre, l’altra è stata Enrico, che conosco e frequento da 57 anni e non ricordo di aver visto una volta, anche una sola volta, perdere le staffe, inveire, picchiare un pugno sul tavolo. Mai.
Compagni di classe, compagni di banco all’ITIS “Conti” dal 1° ottobre del 1959, avevamo legato subito: molte le cose, le passioni che ci hanno accomunato; ma il “la” al nostro affiatamento, la “password” per riconoscerci è stato il comune, complementare senso dell’umorismo. Un sabato mattina eravamo ormai in quinta ( una classe straordinaria, con un prof. di Italiano e Storia “mitico”) il professore, bonariamente spazientito dal nostro vivace atteggiamento, sbottò in un: ” Cesani, non so se sia lei a far ridere Bresciani, o Bresciani a far ridere lei : nel dubbio, “fuori”entrambi, quando vi sarete sfogati potrete rientrare! “ .
Una passione comune sono stati la montagna ed i cori di montagna: abbiamo cominciato in tre in 2° sez E, in 5° cantava tutta la classe e qualche prof. Al mio ritorno dalla naja, ti invitai al Coro Val del Domm, dove hai cantato per oltre vent’anni ( e i nostri duetti nei meandri del Museo…?). La montagna: quante cantate nei rifugi, quante scarpinate : dopo il diploma andammo con altri 2 compagni di classe all’Attendamento Mantovani, del CAI , al passo Tre Croci: io e te nella stessa tenda, dove ti insegnai a farti il letto, a 19 anni non te l’eri mai fatto: sciura Laura- mamma di Enrico- a l’era on po’ vissià el sò fioeu !
Abbiamo lavorato in ditte differenti, spesso concorrenti; ma ricordo benissimo il giorno in cui venisti alla GTE di Cassina de’ Pecchi per un collaudo: dallo stabilimento di Milano, ove lavoravo in quegli anni, passai da casa a prendere la mia piccola Rollej 35 e ti raggiunsi a Cassina. Per qualche ora siamo stati anche “colleghi”, ed una foto in B/N lo testimonia. Come eri stato bravo a scuola, sei stato un ottimo tecnico alla Telettra: alcuni brevetti portano la tua firma, e i tuoi colleghi, tutti quelli che lavorarono sotto la tua guida ( eri a capo di un laboratorio di microonde) ricordano anche/soprattutto il bel rapporto umano che avevi instaurato con loro. Tu conservi con orgoglio le 40 tessere di iscritto alla Fiom-Cgil; ed è stato proprio sul mensile della F.i.o.m. – “il Metallurgico” – che 13 anni fa leggesti che l’Auser cercava volontari per il Museo “L.da Vinci”: così è nato il gruppo ex- metalmeccanici,meglio: gruppo Vol.Pe”, così è nata la nostra ultima avventura che ci ha visto fianco a fianco in occasione di Ecsite 2009, dell’arrivo del sottomarino Toti – tu ed io sul mio cinquantino alle 4 di notte in giro per Milano, e la foto con te davanti al Toti ormai nel Museo..- fino alle 6 ore trascorse in coppia alla “Regina Margheria” la serata open del 5 luglio.. Scusate, l’ho fatta lunga; ma, se servisse a trattenere Enrico ancora un po’, saprei superare in logorrea il personaggio di James Stewart in “Mr. Smith va a Washington “, di Frank Capra ( Cineforum : altra passione di Enrico ). Sulle sue qualità di nonno, di padre, di marito , solo un accenno al fatto che tu, Enrico, mi creavi un po’ di imbarazzo quando, in ns compagnia , chiamavi Franca affettuosamente “Franchina”; ma io non potevo fare altrettanto con mia moglie, perché si chiama Cristina, e…come si a fare il diminutivo di un nome che sembra già un diminutivo..?!.
E’ ora di salutarti, caro antico amico e compagno: se c’è un Paradiso- e DEVE esserci, altrimenti come ci ritroviamo?- cerca Marco ( voce da Basso ) e mio fratello Paolo ( seconda voce e Falsetto) e fatevi qualche coretto come ai vecchi tempi; e aspettatemi, anche se io arriverò un po’in ritardo: non perché io pensi di campare cent’anni, ma perché -come ai tempi dell’ITIS- avrò qualche “esame da riparare a ottobre”.
Scusa Enrico, oggi non sono stato un granchè come consolatore; ma , se c’è una persona in grado di alleviarci il dolore per la tua morte, quella persona sei tu: e questo, come direbbe il ns professore, è un Ossimoro Perfetto. A proposito: quando lo incontri il nostro professore, prova a chiederglielo : prof, quel sabato di 54 anni fa, ero io a far ridere Renato, o era Renato a far ridere me… ?
Ciao Enrico, grazie: ti sia lieve la terra.
Renato