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chi siamo

volontari

L’Associazione Volontari MUST nasce nel 2016 e per Statuto  

“non ha scopo di lucro e persegue finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale. In particolare intende svolgere attività di volontariato di carattere culturale, nell’area della tutela, conservazione, valorizzazione e promozione del patrimonio storico, artistico e tecnologico in particolare nell’ambito della Fondazione Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano” (Statuto art. 2). 

 

Ma chi bussa – metaforicamente parlando - per la prima volta alla porta del Museo per capire se hanno bisogno di volontari questo non lo sa. E’ lì per i motivi più vari. Certo perché ha tempo, ma pure perché pensa di avere abilità e competenze che possono essere messe ancora una volta al servizio degli altri, perché da sempre ha amato i musei e tutto ciò che è cultura, perché è legato ad un bel ricordo, perché lo aveva visitato in gioventù o addirittura da bambino e poi, avendoci portato i figli da piccoli, con la sorpresa di vederli davvero interessati. O ancora perché ha amato questo Museo in particolare dove l’intelligenza dell’uomo si è coniugata con il fare… e allora è davvero fatta, specie per un milanese!

Perciò il nostro aspirante volontario percepisce ciò che vede e reagisce a chi incontra. E subito s’imbatte nel folto plotone degli “Accoglienti”, sorridenti e un po’ stupiti che ancora qualcuno possa avere quegli stessi interessi che hanno portato lui o lei nel medesimo posto. Si vede subito che la sanno lunga da come si porgono ai visitatori, da come spiegano come è fatto il Museo e, talvolta, anche da come danno i suggerimenti, calibrando il tempo, l’età e gli interessi del visitatore. Molto spesso lo fanno parlando inglese, francese, spagnolo, tedesco… E non è difficile intuire che dietro ci devono essere competenze acquisite nella loro precedente vita lavorativa, che si sta parlando con ex ingegneri, insegnanti, manager, chimici, fisici, giornalisti… e che tutto quel sapere ora si concentra in un tratto gentile e nelle poche parole che costituiscono il breve ma fondamentale rapporto dell’accoglienza con il visitatore. Perchè, dopo la fila alla cassa, sono loro che danno la prima impressione che si ha del Museo. 

Eppure – ma l’aspirante volontario lo scoprirà molto dopo - le “pettorine gialle” sono nate per ultime.

Al principio della nostra storia infatti è la conservazione della memoria che ha spinto al Museo i primi volontari. Così è sulle macchine e i manufatti o sulle carte e i documenti che è stato posto l’accento. Nel 2001, i primi volontari del MUST sono stati degli ex-ferrovieri innamorati della macchina-treno. Il Padiglione F (il Ferroviario) non poteva essere che il loro regno! Loro conoscevano e sapevano come trattare, pulire, mantenere in ordine locomotive, vagoni, tram… Oggi sono una trentina i volontari “Manutentori” che collaborano a tenere lucide ed efficienti tutte le “cose” che il Museo offre. 

E ancora, nelle sue prime peregrinazioni tra le sale del Museo, spedito per alcune settimane per prendere confidenza con i percorsi, orizzontarsi nei piani, memorizzare scale e ascensori, bagni e zone di riposo, fare auto-training per ritrovare la strada verso l’uscita, ecco che l’aspirante volontario s’imbatte nell’area esterna negli appassionati del verde che dal 2010 hanno fatto di quattro stecchi un giardino. Sono la decina di “Giardinieri”, i manutentori del verde.

Ma se l’aspirante volontario intravvede ogni tanto qualcuno di questi “grembiuli blu” chino su macchine o turbine o siepi con stracci, chiavi inglesi o cesoie, della ventina di “Archivisti” invece sa solo per sentito dire che esistono perché sono rintanati nei magazzini o nei ripostigli a collaborare nel recupero di documenti storici, a ripulirli, sanarli, predisponendoli alla riproduzione digitale, e nella cura dei libri delle due biblioteche. Sono arrivati al Museo per secondi tra il 2010 e il 2013, di certo consapevoli che dove non c’è memoria, non c’è storia.

Tutti servizi silenziosi, appartati, ma clan di volontari affiatati e forse – pensa il nostro aspirante - anche un po’ giustamente orgogliosi di quanto fanno. 

Gli Accoglienti, no, sono per forza loquaci. Essi hanno a che fare direttamente con i visitatori e sono lì per agevolare l’altro aspetto che un Museo moderno deve offrire: la fruibilità della cultura. Così, rendere il più possibile chiaro e fluido l’articolato percorso museale, fornire indicazioni, suggerire possibili itinerari, reindirizzare chi ha perduto la via sono l’abc dell’Accogliente. Ma ciascuno lo fa a suo modo. Le sfumature sono molte, perché il gruppo dell’Accoglienza è il più numeroso (una sessantina) e ciascuno ha il suo stile. 

E alla fine, anche allo stanco aspirante volontario è ormai chiaro che non è più solo la ricchezza degli oggetti posseduti e custoditi che fa oggi grande una collezione, ma è pure l’interesse partecipato che sa suscitare in colui che osserva le speciali opere d’arte che sono le invenzioni e le macchine, che magari può toccare e in qualche caso maneggiare, a mantenere aperte le porte di uno spazio culturale.

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